Siamo solo di passaggio e mai nessuno che pulisce

Centotrentasettesimo

Dopo un’accesa conversazione riguardo al popolo internauta, i suoi gusti, e sue ricerche – il tutto correlato da considerazione a livello statistico -, ho deciso di buttare giù un pezzo, anche nonsense, al solo scopo di far impennare le visite di questa pagina.

Premetto che attualmente il post più visitato di sempre rimane il post numero nove, quello relativo al figomane. E chissà il perché?

Se non ricordo male quell’articolo in particolare staccava tutti gli altri oltre un migliaio di visite. Ed era anche il post che faceva giungere le persone, dai rispettivi motori di ricerca,  utilizzando le chiavi di ricerca più esilaranti di sempre. Mi scuso anticipatamente se ora non ne ricordo nemmeno una, ma giuro che sono state fonti di risate al limite dei dolori addominali per svariati pomeriggi.

 

L’episodio che segue è quindi da considerarsi una scommessa. Racconto di pura fantasia, nonché esercizio letterario, nonché esca per boccaloni arrapati alle più svariate ore della giornata – e, in questo periodo di crisi e merda sparsa qua e là, se la percentuale di pesci è concentrate alle due del pomeriggio, qualcosa che non va deve esserci per forza.

 

A dire il vero pensavo tutt’altra cosa.

A dire il vero non pensavo affatto.

Abigeato. Ma che cazzo di parola è?

Vallo a scoprire tu, poi – quando è troppo tardi – che si tratta di furto di bestiame.

 

Così siamo qui, io Frank e Pit, nel buio più buio che avessi mai visto, in mezzo alla campagna, a fare da cibo per le zanzare.

In città, anche il vicolo più buio vive del riverbero di qualche lampione nascosto qualche vicolo più in là. A guardare il cielo da qui sembra che in città le stelle le abbiano cancellate quasi tutte.

Il camion con rimorchio lo abbiamo abbandonato un po’ più in là, lontano dalla fattoria, per evitare che qualcuno potesse vederci.

L’idea è stata di Frank, ha già trovato un piazzista e ci ha assicurato che il lavoro sarà facile, breve e pulito. E ben retribuito.

« Quando vi do il segnale, seguitemi attentamente. Tu Pit, passa dietro da destra, e tu passa da sinistra. Cercate di contarne venti, che di più non ce ne servono. » Acquisisce sempre un fascino autoritario notevole Frank, quando dà disposizioni sul da farsi. Non si direbbe affatto che sia la stessa persona che si regge in piedi sull’asta da biliardo alle undici di sera dopo il quindicesimo shot di whiskey.

« Ma come faccio a contarne venti con questo buio? » Pit, invece, non è mai stato molto sveglio. Ma ha un animo d’oro e non direbbe mai di no a nessuno. Per questo è qui. Non fatico ad immaginare la scena: Frank che gli dice stanotte andiamo a prendere delle vacche, vuoi venire? E Pit che gli risponde annuendo col capo a-a c-che o, o-ora? Ha anche un serio problema di balbuzie.

                Io invece ho un motivo. Ho le ferie pagate con quei soldi. E posso portarmi via Clara per quelle due settimane che le avevo promesso. A lei piace il mare, ci vorrebbe abitare, al mare. Le piacciono anche le creme a dire il vero e d’estate passa metà della giornata a spalmarsi quella roba oleosa da mille tubetti colorati. Spesso chiede a me di darle una mano a spalmarsi la crema. Sulla schiena. Tutte le volte finisce che ho un’erezione. E’ scomodo. Soprattutto quando sei in mezzo alla gente ed i pantaloncini da bagno sono larghi abbastanza da far sembrare che mi sia messo una polena là sotto.

Acquattati e furtivi ci avviamo dentro al recinto. Le vacche non ne vogliono sapere di spostarsi, così sono costretto a spingerle per farmi strada. Siamo dietro ed abbastanza vicini per dare il segnale a Frank, pronto ad aprire il cancello e a fare da guida davanti alla mandria, fino al container già aperto.

Sta filando tutto liscio.

Una simpatica vacca

Una vacca sa essere molto divertente.

Pit si appende al cancelletto aperto, mentre Frank controlla che le bestie seguano il loro percorso, contando a bassa voce ogni capo che passa.

« U-u-u-uuuna. D-d-d-duuuuue. T-t-t-treeeeee. Qu, u-uaaaaaaattro. […] Dicio, o, o-o-ooootto. Dic, c, c-ciannoooooove. V-v-venti! »

« Abbassa quella cazzo di voce Pit. » Lo ammonisce Frank, mentre con uno slancio Pit richiude il cancello restandoci sopra, levitando circolarmente fino alla fine della corsa.

Pigre, queste vacche, troppo pigre, i metri che separano il recinto dal container sembrano non finire mai, e Pit sta già cominciando a fare versi strani. E’ troppo su di giri per la sua testa ritardata. Sta saltellando come un bimbo alla scampagnata dell’oratorio e cantilenando frasi senza senso. Cose del tipo venti cucuzze, venti cucuzze, per venti vacche sozze. Quando canta non balbetta. E canta anche bene.

Finalmente sento il suono metallico degli zoccoli sulla rampa del container, le prime vacche stanno già salendo a bordo. Saranno quasi le cinque e credo che le zanzare si siano ciucciate metà del mio sangue. Non smettono mai di succhiare, quelle dannate. Avrò le braccia coperte di bozzi grandi come monete da due euro.

« Che cazzo state facendo voi due lì? Non vedete che non si muovono? » E’ Frank, e ce l’ha con noi. Con me e con Pit.

Due vacche non ne vogliono sapere di salire sul container ed unirsi con le altre.

« E che cazzo ci posso fare? » Chiedo a Frank

« Spingile cazzo. »

Appoggio le mani dietro alla vacca e spingo, con tutta la mia forza, ma quella non si sposta di un millimetro. Si gira e mi guarda con – giuro – un’espressione a cavallo fra l’interrogativo e lo sberleffo.

Vacca vista da dietro

Ecco, più o meno così mi guardava, sta vacca di merda!

Pit intanto sta facendo il deficiente con l’altra vacca. Le sta stuzzicando le mammelle. L’enormi mammelle piene di latte del bovino che indifferente continua a brucare l’erba per terra.

« Ha-a-ai v-v-visto c-che strane le tette d-di q, Queste vacche? L-l-le avevo v-v-viste solo nelle pu, pu, pubblicità della ciococco-lata, in tivù. Ha,ai v-v-visto quei ca,ca-capezzoli? Sembrano delle d-d-dita. »

« Smettila di fare l’idiota Pit, e aiutalo a tirare su quella vacca » di nuovo Frank, ora decisamente spazientito.

Spingo la vacca con più forza. Pit accanto a me dà il suo apporto. Do fondo alla radice del mio vigore notturno, ma quella vacca non ne vuole sapere di spostarsi. Poi l’ho sentito. L’inequivocabile rumore e l’aria e Frank che impreca e Pit che si sbellica dalle risate ed io che impreco a mia volta.

Quella stronza ha scorreggiato. Mi ha scorreggiato in faccia, con la stessa indifferenza con cui mi guardava fare lo sforzo di spingerla su. Vacca troia, mi prende per il culo!

« Ha-ai v-v-visto c, c, c-he figone c-c-c’ha? E’ g-g-grosso qu-quattro v-v-volte q-q. Quella di Yoria. » Pit è preso dai particolari anatomici dell’animale, e mi chiedo il perché stia facendo dei parallelismi con la puttana che si fa saltuariamente e di cui è (per niente) segretamente innamorato. Yoria, ventiquattro anni di bambola dell’est; prima o poi gli spezzerà il cuore.

Apparato sessuale della vacca.

Spechietto informativo per gli interessati sull'apparato sessuale della vacca.

« La, la, la figa di una gig-g-gantessa. C-c-ci p-p-puoi infilare d,d-dentro tu-tutto il br-braccio ch-ch-che qu-quella n,n-non se ne ac-c-ccorge. » Effettivamente avevo visto in un documentario un uomo calzare un guanto lungo fino alla spalla, infilarlo dentro la vacca per tirarene fuori il vitellino. Più o meno come certi prestigiatori tirano fuori un coniglio dal cilindro, ma molto più sporco. E bagnato. E faticoso. Non sanno partorire da sole queste bestie.

Veterinario prova l'estrazione

Qualcosa del genere, anche se spesso usano corde. Ora, tralasciamo la difficoltà nel trovare questa immagine e la ricerca imbarazzante che ho dovuto fare.

«Fi-fist fu-fu-fucking estremo eh, eh? » Ed in quel momento Pit ha quella si potrebbe chiamare un’illuminazione esterna: dando una pacca sul culo della vacca le fa fare qualche passo avanti.

Io e Frank ci scambiamo un cenno di approvazione. Schiaffi sul sedere, prendo a dare pacche sempre più forti sul culo della vacca che avanza con piccoli scatti repentini.

« Sp-spanking, t-t-Tesoro spanking! Avanti tesoro fammi felice, sali sopra, su su, avanti, non ti fermare » Pit è all’ottavo cielo. Smette di balbettare anche quando è eccitato per qualcosa. La prima a raccontarcelo fu proprio Yoria.

« Abbassa quella cazzo di voce Pit, o ti infilo la testa del buco del culo di una vacca. »

Un’altra pacca sul culo della bestia e quella prende a muggire. Uno squarcio nella gelatina silente della notte in campagna. E le fottute zanzare a succhiarti l’anima. Frank alza di scatto la testa, visibilmente preoccupato.

« Cristo, si è accesa una luce. » Ci avverte.

« Che facciamo adesso? » Gli chiedo.

« Non lo so, non lo so, non lo so… fammi pensare. »

« Pensa alla svelta. »

Pit, come se nulla fosse, continua a spingere la vacca fino al container. Dentro l’odore è insopportabile. Non immaginavo potessero fare un odore simile. Immaginavo non fosse profumata, ma nemmeno così forte. E’ ammoniaca, gli occhi mi lacrimano e per poco non vomito. Ora il buio è assoluto e possiamo solo sperare che il contadino non abbia l’idea di allontanarsi dal recinto. Saremo circa a trecento metri dal recinto. Proviamo a non fiatare, ma Pit è ancora troppo su di giri e non ce la fa a stare zitto.

« Si vede qualcosa? » Chiede. Frank è in piedi che guarda da uno spiraglio dei due portelloni del container, io sono accucciato e guardo dallo spiraglio del container, Pit è dietro di noi che non so cosa cazzo stia guardando ma continua a fare domande. Il silenzio ci fa percepire dei passi in avvicinamento. Rumore di erba secca che scricchiola sotto i piedi di qualcuno. Poi sentiamo il suono allontanarsi. Nessuno fiata più. Il pericolo sembra sventato, e tutte le vacche sono state caricate.

Usciamo tutti e tre.

« Ce l’abbiamo fatta, ora dobbiamo solo andarcene » E’ l’aforisma che aspettavo da Frank, e siamo tutti e tre sulla motrice. Non serve fare alcuna manovra, una semplice svolta a sinistra sulla strada asfaltata e poi dritti nel posto dove chi ha i soldi ci aspetta.

La strada è vuota, ci siamo solo noi e la cosa mi fa uno strano effetto.

Poi succede l’imprevisto. Un grosso imprevisto.

Quel figlio di puttana deve aver visto il container, e deve essere corso alla fattoria per chiamare i poliziotti, che ora sono proprio qui davanti a noi. Quattro volanti. Quattro, capite? Poi vi chiedete che fine fanno i soldi dei contribuenti.

« Ci hanno inculato. » In effetti Frank ha ragione.

« C-c-ce l’hanno m-m-messo nel c-c-culo l, l-lungo e d-d-duro stavolta! » Anche Pit ha ragione. Siamo fottuti. Ci hanno fottuto per venti vacche del cazzo. Ci hanno uccellati.

« Figa, ce l’avevamo quasi fatta! » Inutile piangere sul latte versato, penso mentre Frank vuol far credere di non crederci.

 

« Sì, Vostro Onore, vorremmo patteggiare la nostra pena, e ci dispiace di essere stati coinvolti in questo brutto affare. Ma non pensavamo volesse fare una cosa del genere, e quando abbiamo capito era troppo tardi. Sospettavamo che la mente di quell’uomo era distorta, depravata allo scopo di commettere crimini simili. Pit, sapevo che non dovevo darti retta. Mi ci sono giocato anche la storia con Clara! Sei un bastardo, hai capito? Un bastardo! »

Tribunale

Vostro onore, io non c'entro, lo giuro!

Quattro anni e tre mesi per il buon Pit, come mente organizzatrice del colpo. Gli farà bene un po’ di compagnia. E poi magari gli passa la cotta per quella puttana.

A Frank hanno dato due anni e tre mesi. Anche se non era l’organizzatore, camion e rimorchio erano i suoi.

A me hanno dato tre mesi. Con la condizionale non ho visto uno straccio di cella, ma sono tornato solo. Clara si è incazzata come una bestia quando le ho detto di non avere i soldi per le sue amate ferie, ha fatto le valigie ed è tornata da sua madre. L’unica morale che ho imparato da questa storia, è che a prenderlo nel culo sono sempre gli stessi. Che una figa pensa solo ai suoi interessi, e che gli amici, ah, gli amici – per citare un amico che non sento da tempo -, arrivano nel momento del bisogno. Il loro.

 

Riepilogo a parole. Lo so, potevo impegnarmi di più, ma l’ho scritto in fretta. Ed ora mi rode il culo per altri motivi.

Cazzo, pene, pisello, uccello,eccetera: 8 volte.

Figa, fica, figone, eccetera:                        4 volte.

Culo, chiappe, sedere, eccetera:             9 volte.

 

Riferimenti sessuali espliciti decontestualizzati: 2 volte (Spanking e Fist-Fucking).

 

Potevo fare di meglio. Ah, la fretta.

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  1. fra

    OMAMMA
    (ma quante volte l’ho scritto su questo blog???)

  2. Nicola

    Non tante. O meglio, ho interrogato il database del vecchio blog, perché trascrivere tutti i commenti qui era un lavoro da paginebianche che avevano assoldato squadre di cinesi intenti alla digitalizzazione degli elenchi cartacei. Quelli con le pagine di carta velina: piccoli nelle città di provincia, enormi in quelle più grandi, divisi in due in quelle sovrappopolate. Magari un giorno lo farò.
    Comunque l’interrogazione in essequelle dice 3 in tutto.
    Due qui e una volta nei commenti di prima. Ma forse devo interrogarlo meglio. Quando è più preparato.

    Il mese prossimo metto il resoconto. Per ora siamo a +32 visite. Ed un paio di chiavi di ricerca sono da scrivere sul muro in camera.
    La gente è in ferie. Dovevo farlo a ottobre questo post. Dovevo farla a ottobre quella conversazione. Sarebbe stato più proficuo.

  3. fra

    e dopo questo ci starebbe anche una quarta volta….!!!

  4. G.IB.

    Dio Pan dei poveri e di te stesso, pensi di tornare prima del prossimo solstizio? Qui è noia.

  5. fra

    ma la finisci di cazzeggiare??
    torna a lavorare: aspettiamo il prossimo post!!!

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