La politique  c’est fantastique, pourquoi tu te la complique.

Premessa incazzosa: tutti quei caroselli fatti di trenini, saltimbanchi pugni alzati e bande suonanti fuori dai palazzi mi ha provocato un vago sentore di nausea. Se non mi fossi trovato in un paese fuori roma ad ingozzarmi di coda alla vaccinara, salsicce e amarone mi sarei preso male sul serio. Come fattomi notare da un sms, era inquietante: ad Auschwitz ed in altri campi di concentramento c’era l’orchestrina ad accogliere i deportati, e l’orchestrina fuori dal quirinale sembrava al pari. Ma forse quelle teste di cazzo, oltre a non avere nulla di meglio da fare, non sanno bene cosa vuol dire liberarsi realmente da un despota piuttosto che da un personaggio ambiguo, imbarazzante, scomodo, ma comunque eletto dal popolo. E ribadisco a quelli che hanno alzato il pugno, provino ad infilarselo nel culo, magari arriva sangue al cervello, gli si spegne il sessantotto che hanno in testa e si ripigliano nel duemilaundici, dove forse, se i neuroni irrorati a dovere, riescono anche ad avere idee nuove e progetti propositivi per il futuro.