Siamo solo di passaggio e mai nessuno che pulisce

Centotrentottesimo

Quest’anno ho visto il mare tre volte. In tutto.
La prima, di cui ho scritto, è stata l’apertura stagionale personalmente offerta da Monia.
La seconda è stata osservando quella curiosa creatura capace di annichilire ogni mia pulsione alla paternità, chiamata nipote: tanto bella, carina, a tratti irresistibile.  Come Satana.
La terza volta è stata pochi giorni fa, chiudendo la stagione – con Monia e Marco -, ma stavolta con un valore aggiunto.

Ora, io sono il secondo di tre. Ho un fratello maggiore ed una sorella minore. Questi ultimi giorni li ho passati, come non succedeva da tanto, tanto e ancora tanto tempo, con mio fratello.
Dopo soli due giorni di bazzicamento casalingo ed uscite Monia ha concluso che se noi viviamo lontani è perché il mondo lo vuole. Nella paura di non potercela fare ad andare avanti. Comincio a crederlo anche io.

In spiaggia c’erano gli stessi colori trovati all’apertura della stagione: domenica con minaccia piovosa (due gocce le ha anche fatte, ma il caldo sospetto ne facesse evaporare oltre la metà prima che potessero toccare terra), leggermente ventilato, mare agitato, grigio sopra, grigio sotto, e noi a colorare tutto.
Dopo aver visto il papà di Braccio di Ferro e fatto i bagni di rito, ci siamo impuntati sull’andare a prendere un aperitivo.

Il problema di fondo era – forti della nostra testatissima ed approvata dalle associazioni di stuntman di mezzo pianeta -, la mancata organizzazione riguardo al cambio asciutto prima di salire in macchina, con conseguente fratello in mutande e maglietta di Superman. Maglietta che avevo su anche io per motivi religiosi.
Non è che l’abbinamento scarpe rosse e bianche, pareo giallo, e maglietta blu di superman fosse un grande abbinamento, tant’è che un tipo al supermercato dove siamo passati per rabboccare le riserve idriche casalinghe s’è lasciato ad un ma io Superman così nun l’ho mica mai visto…

Ed era solo l’inizio.

La serata successiva, non so come, la discussione si era spostata sulle mie vicende relazionali che non voglio star qui a scrivere, ma che hanno portato alla conclusione di eh sì, è anche un po’ ora che ti dai una mossa. Fin qui nulla di strano, non fosse che nel mentre di questo aforisma a conclusione del dibattito tre ragazze del tavolino accanto si sono alzate, e quella di spalle, girandosi per prendere la sua borsa, mi guarda nelle palle degli occhi e facendo spallucce sottolinea quanto detto al tavolo prima: eh sì, è ora.
Una sassata nelle palle da Sandy Koufax l’avrei incassata meglio, ma andiamo avanti.

Generalmente ho a che fare con individui pacifici, gentili, per nulla sarcastici e dissacranti come noi, risultato di anni e anni d’educazione senza coloranti né conservanti all’infuori di una predisposizione innaturale a cercare le associazioni di idee migliori, più affilate quando serve, meno quando non serve, ustionanti nelle situazioni adatte, urticanti nelle altre, traumatiche in altre ancora. Tutta farina di quella casinista che ci ha messo al mondo.
Siamo pietre focaie vibranti ed in bilico su qualcosa di invisibile, sottopelle. Ed è lì, credo, nascosta fra l’epidermide e ben radicata fra le fibre muscolari, quella cosa molesta che può spingerci a generare tesori, o ad annichilire noi stessi e chi ci sta attorno. Ed abbiamo anche uno scarso senso della misura e del compromesso: porta problemi questa cosa, problemi, problemi. A volte anche soluzioni, ma, se ancora non si era capito, principalmente problemi.

Problemi evitabili quando si è in giro insieme, perché non capita da tempo, perché uno può iniziare una frase e l’altro finirla, perché l’autoironia non è appannaggio di uno o dell’altro, ma è in una ciotola comune, come le arachidi tostate in mezzo al tavolo dell’aperitivo, dove noi possiamo prendere ed attingerne per buttarci addosso un po’ di fango e ridere, come due bambini di qualche vicolo squallido dell’Avana. E sospenderci all’infuori delle cose che magari non vanno e non smettere di sognare, sbatterci la testa e lì rimanere.

FINE PARTE UNO.

Questa è per Fra. Sono passato anche dalle tue parti. A dire il vero le ho attraversate.

OMAMMA!

Se si sorprendono anche le confezioni nei supermercati del nordest: la fine è vicina!

 

Barlumi d’anteprima.

Nike & Cigar

Ma Dà dov... ah, in acqua! ... ma cazzo, non sarà mica entrato col sigaro nella tasc... Okay. Io dormo un po'.

Gray Beach

Almeno risparmio sulla crema solare. Tadada-dam.

Canzone di principio d’autunno? Sarà un autunno veloce.

 

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  1. fra

    cazzarola, l’hai presa larga per andare al mare passando dalle mie parti!!!!!

  2. Gianluca

    hahahaha voglio i dolcetti OMAMMA!!!!!!!

    …mmm pensadoci bene dovrebbero pagarti il copyright.. o no? 😉

  3. cinzia

    CARO ZIETTO,FORSE TU NON SAI CHE L’ANNO PROSSIMO SATANA VERRà IN VACANZA DA TE! PREPARATI!

  4. Nicola

    Fra, intanto ci si gode il paesaggio, no?

    Sì Gian. Ma immagina la faccia che ho fatto mentre giravo fra quegli scaffali: come? NOOOOOOOOOO!

    Cinzia, così mi tocca andare ad un corso per imparare la presa di Spock!

  5. cinzia

    …nessuna mossa può sconfiggere satana…pensa che bello tutto il giorno “io tola,io tola,io tola” (zio nicola) AHAHAHAHAHAH!!!!!!!!!!!!

  6. Nicola

    Cos’è quella risata alla dottor zero? Non c’è niente da ridere.

    Mi dissolverà, mi esaurirà, e non posso nemmeno discutere della carenza di curiosità negli individui sparsi per il mondo!

    E poi non ti chiede nemmeno dov’è il bagno.

    Immagino che nemmeno la cerbottana e gli aghi imbevuti di curaro possano fare qualcosa… Sigh!

  7. cinzia

    pensa positivo… girando con qest’angioletto potresti cuccare di brutto!!! “…che bella…è tua???” “no sono lo zio” me lo sento con lei potrebbe fermati la madre dei tuoi figli,che ti ricordo avranno lo stesso sangue di satana!!!!! ahahahahahahahahahahahahahahah

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