Siamo solo di passaggio e mai nessuno che pulisce

Autore: Nicola Pagina 18 di 19

Diciassettesimo

Serata cultural-artistica, come ogni volta che Pà ha ‘dda fa ‘na mostra, se ne vedono di belle. D’accordo, anche di donnine, ma la parte che prediligo sono le installazioni di questa squadra che ormai comincio a conoscere e che, di volta in volta, sa sempre come stupirmi.

Premettendo che l’installazione di Pà, questa volta, è frutto del trio “Satana, Lucifero e Belzebù”, in cui la sua mente malata è stata in grado di concepire un lavoro di bell’effetto, come ogni volta.

Sedicesimo

Incubo di una notte di mezzo inverno

Ho sognato una lucciola. No, non “quel genere” di lucciole. L’insetto, intendo. Una lucciola.

User  Posted Image

Volteggiava silenziosa scandendo il suo volo con morbide sequenze luminose, compariva e spariva in vari punti della stanza, buia.
Ora sparisce, dopo un accenno di visibile volteggio, per ricomparire vicino a me.
Sono sdraiato sul divano, a pancia sotto; riesco a percepire la presenza del piccolo insetto con la coda dell’occhio, ma non ne sento alcun ronzio.

Passa un istante e la scena si sposta: sono in una zona che so di conoscere, ma che non riconosco; con uno di quegli scooter di grossa cilindrata percorro la strada per rientrare a casa, ma superato il primo viale ben illuminato, una rotonda centrata da una grossa fontana circolare ed il ponte che sovrasta il fiume, mi ritrovo nella totale assenza di luce.

Quindicesimo

Lo so. E’ da tanto che non scrivo, ma ho le mie ingiustificate giustificazioni, insomma ho il mio perché senza nessun ben chiaro perché.
Sono scappato da Mordor, per una cosa che ancora non ho capito, ma che mi porta a fuggire da qui per salvarmi. E’ lo stesso effetto delle pareti di una casa che si stringono su sé stesse, come quando togli l’aria da un contenitore semirigido e l’oggetto si deforma, contorcendosi su sé stesso.
Quella cosa, io, la stavo provando anche all’aria aperta, qui.
Un viaggio tutto sommato piacevole. Un po’ di dissenso sul passeggero dietro di me al momento del passaggio sotto il metal detector, nel tempo in cui io dovevo ancora finire di riporre la mia roba nella vaschetta plastica atta al trasporto dei personali-misantropi sotto i raggi ics, lui aveva già messo tutto quanto sul nastro trasportatore, costringendomi a lanciare il cappotto sotto la macchinetta, con un sussulto dell’operatrice che in me aveva già letto gli occhi disperati di chi non-ce-la-fa-più.

Quattordicesimo

Mi sa che cominciano ad annoiarsi.

Mordor è Mordor ed il sabato sera, da queste parti, o trovano qualcosa di veramente alternativo,o l’alternativa dacché ho il permesso di uscire da solo la sera è una bella e sana scazzottata.

Tredicesimo

Lode agli animali da superficie: campano meglio. Meglio, di certo, di tutti quelli intenti a crogiolarsi nei propri oscuri pensieri.
Poi, tra questi, c’è chi nella superficie ci passeggia, magari mangiandosi una mela coi libri di scuola, come cantava Vasco. Con la piccola differenza di possedere la chiarezza dell’alba e l’oscurità della notte contemporaneamente.
Qui viene la parte divertente.

Dodicesimo

Torre Bianca. Neve bianca. Tutto bianco: un bell’effetto.

Guardo fuori dalla finestra e mi sembra di fissare quelle proiezioni delle macchine per diapositive quando, appunto, manca la diapositiva.
Nevica e l’effetto è come quello delle palle di vetro con dentro l’acqua e la “piccola-casetta-di-Babbo-Natale”, che quando le rovesci sollevi piccoli pezzetti bianchi emulanti la neve.
Ma chi l’ha detto poi che quella deve essere per forza la casa-di-Babbo-Natale? Potrebbe benissimo essere la casa di un Serial Killer, o il rifugio di Unabomber. Pensateci, sarebbe davvero più carino, quantomeno interessante. Proporrò di produrne una serie con il cartellino “Helm St.” vicino alla casa.

Undicesimo

[…] << Domattina devo andare a MediaWorld, poi posso rintanarmi >>
<< Oh, ma domani mattina non c’è nemmeno la Marcella che traffica con gli “aspirapolveri”, quindi possiamo dormire a consumo >>
<< uhm… hai ragione, domani è lunedì e magari di mattina è chiuso >>
<< Guarda che domani, comunque è martedì. Non so te, ma il mio calendario mi dice che è martedì >> .
E’ l’effetto della Torre Bianca. O della serata in sé. Un po’ per l’abbandono ai quotidiani impegni, un po’ per l’essere arrivato qui, tutto – e proprio tutto – perde di qualsiasi utilità: dagli impegni, al calendario.

Dopo aver subito una discussione tutta famigliare da cui, abilmente, mi sono tirato fuori ed ho prodotto – a tempo record per il download/registrazione/utilizzo-software in collaborazione con gli incredibili strumenti macromedia – l’orologio sovrapposto al bascardo, ho recuperato l’ultimo angolo di forze e mi sono proiettato sulla macchina al fine di imporre una tappa (dopo quello cui mi avevano sottoposto me lo dovevano) a prendere qualcosa che aumentasse la possibilità del ritiro della patente durante il tragitto Mordor/Monza, alla volta della suddetta Torre Bianca.

Decimo

Questo è il mio decimo post. Effettivamente, per uno che era partito con l’idea di farne uno al giorno, è un po’ poco. Sotto il cinquanta percento, a dire il vero. Esattamente al quarantacinque virgola quarantacinque periodico.
Molto poco.
Eppure sono contento. Sono contento perché altrimenti questi dieci articoli non avrebbero avuto modo d’esistere. Sono contento perché bene o male c’è chi riesce a leggere e non per questo smette di insultarmi. Ora, pur essendo un misero quarantacinque virgola quarantacinque periodico sulle giornate passate, sono un dignitoso quarantacinque virgola quarantacinque.

Nono

Eccomi contro il primo scoglio: guardo il fondo bianco su cui dovrei scrivere qualche parola, ma tanto che mi sforzo di aggiungere qualcosa, che ci vedo solo criceti – di varie misure e dimensioni – intenti a correre su di una ruota ludica.
Sentire sullo sfondo i dialoghi aulici del “Mercante di Venezia” nella più Shackesperiana e AlPacinica trasposizione cinematografica non mi aiuta, il bianco assoluto fuori dalla finestra, generato dal cocktail neve-ghiaccio-nebbia non fa che ricordarmi il foglio bianco ed il criceto ormai ha smesso di correre sulla ruota ed ora mi fa boccacce e gestacci.

E’ un fastidio sottile quello che mi pervade nel momento in cui non riesco a scrivere. E’ l’effetto di uno spillo puntato in un posto scomodo, e proprio mentre si stanno per mollare gli ormeggi, viene in mente qualcosa da dire. Se non altro, qualcosa di accaduto da poco tempo – molto poco, e di cui vale la pena parlare.

Ottavo

Viene facile puntare il dito su chi di dovere: azioni, pensieri, ed ancora altre piccole cose che di noi troppo spesso non vogliono uscire, per tenercele nascoste o per desiderio e sindrome di possesso, oppure perché si crede che le persone attorno non ne possano trarre l’apprezzamento che noi ne diamo. Per paura di veder offeso un nostro piccolo tesoro.

Pagina 18 di 19

Powered by WordPress & Tema di Anders Norén