Di rabbia e d’affetto (della critica e dell’approvazione)
Ai conigli mannari, tanto teneri quanto terribili, riflesso della loro patetica mimica da sofferenza indotta.
Ed avete quel che meritate.
Agli ingenui, vittime di giochi oltre la loro malizia. Vittime e basta, non si perde un minuto per render pietà alla preda giacché quello è il suo ruolo nella catena alimentare.
Ed avete quel che meritate.
Ai bravi a tempo determinato, capaci d’esser perfetti nella loro realtà distorta tra noia dell’esser se stessi e giochi ingannevoli al prossimo. Siete anche voi vittime della vostra pochezza e grandi quanto le vostre gesta.
Ed avete quel che meritate.
A chi parla a sproposito, forza la ragione e mente a se stesso: ma con che coraggio alzate ancora gli occhi?
Ed avete quel che meritate.
Ai miserabili, quanti siete e che piacere perverso mi sapete dare.
Ed avete quel che meritate.
Ai servi della gleba, gli schiavi della ghiandola mammaria di Elio. Bambocci incapaci di dare voce alle proprie scelte se non dettate da un glande cuore (oggi mi sento romantico).
Ed avete quel che meritate.
Agli ipocriti vestiti a nozze: toglietevi quell’abito, siete fuori luogo. E grazie al cielo non c’è chi può raccontare quanto sapete essere retti-li.
Ed avete quel che meritate.
Ai sognatori tra le trappole mortali, che sapete vedere sempre e comunque l’oasi, anche in pieno deserto.
Ed avete quel che meritate.
Ai pieni di speranza, cui si materializza un sogno davanti e non pensano minimamente sia anche una forma di ricompensa.
Ed avete quello che meritate.
A te che aspetti tutto un giorno per dirmi della tua partenza, che piangi di timori fatti di superficiale visione o sconsiderata realtà. A te che hai riflesso solo quanto ti ho concesso, eppur non hai mai chiesto nulla.
A te che piangi più forte quando capisci che tutto dà nell’unico senso cui speravi, ed io che taccio la mia partecipazione.
A te che non sarai un pretesto, ma un altro giorno da non dimenticare.
E non so quel che hai, ma so chi c’é.
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