Siamo solo di passaggio e mai nessuno che pulisce

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Lettera a Santa Lucia

Sincero: non so da che parte cominciare a prendere le parole per una vaga descrizione di quest’anno.
Come essere di fronte ad una montagna di macerie e non sapere da dove cominciare per cercare di descrivere cosa possa essere successo nel frattempo.

Lucì, già, nel frattempo…

E sì che fra il rischio di un nuovo conflitto freddo a gennaio, l’Australia in fiamme a febbraio, le cose non sembravano andare poi tanto male.
Insomma, non più male del solito.

E INVECE…

Centocinquantatreesimo

Cara Santa Lucia,
mia musa giocoliera del destino, lanciatrice dei miei dadi fatali, inguaribile burlona, donna volante non vedente e senza pensione di invalidità: quest’anno la mia lettera è di congedo dalla tua notte di fatiche.
Anzi, se devo dirtela tutta vorrei la raccogliessi quando hai proprio finito di fare tutto il giro, te la portassi a casa e te la leggessi in tutta calma subito dopo aver parcheggiato l’asinello nel tuo box privato, ti sia messa in tuta e babbucce imbottite e magari ti sia versata il bicchiere di rhum dopo gli straordinari di questi giorni.

Centoquarantaquattresimo

Esim Egr Gent Cariss
Santa Senti Lucia, parliamone.
E’ vero, lo scorso anno hai realizzato quasi tutte le mie richieste – non che il corsivo sul “quasi” stia a sottolineare una svista particolare -, devo ammetterlo, ma se il prezzo da pagare era questa situazione economica prima fammi una controproposta. Valuto se avanzare richieste. E magari giro la faccenda all’avvocato e ve la vedete fra di voi.
Via le mani dal sacchetto di cenere e pure dalla borsetta del carbone, stavo scherzando. Non serve cavarmi  gli occhi né alcuno spargimento di sangue.

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