Cara Santa Lucia,
mia musa giocoliera del destino, lanciatrice dei miei dadi fatali, inguaribile burlona, donna volante non vedente e senza pensione di invalidità: quest’anno la mia lettera è di congedo dalla tua notte di fatiche.
Anzi, se devo dirtela tutta vorrei la raccogliessi quando hai proprio finito di fare tutto il giro, te la portassi a casa e te la leggessi in tutta calma subito dopo aver parcheggiato l’asinello nel tuo box privato, ti sia messa in tuta e babbucce imbottite e magari ti sia versata il bicchiere di rhum dopo gli straordinari di questi giorni.
Stai vedend… no, intendo dire, hai sentito quello che sta succedendo in giro in questi giorni?
No, perché io non ho avuto tempo.
Sai, quest’ultimo scherzetto di settembre è stato come a volermela far capire: d’accordo mettiamoci al lavoro, e facciamo per quel che possiamo.
Sto cercando di farmi in quattro, appena posso. Altrimenti anche in cinque. Sai, Santa Lucia, mi avessi detto sei mesi fa che ora mi sarei trovato in questa situazione ti avrei presa per matta. Ed ora, invece…
Quest’anno non ho affatto richieste. La verità è che spesso ci si lamenta delle altre cose quando non si ha il coraggio di lamentarsi con se stessi.
E’ pieno di persone che non si lamentano mai con se stesse.
Io ne ho da lamentarmi col mondo che mi circonda, ma questa è un’altra faccenda, e ne ho ancora per lamentarmi con me stesso che faccio apposta a non pensarci.
In questo calderone incasinato non so proprio cosa scriverti. Ah sì, ho cambiato casa. Sono in un quartiere più carino. Sì… intendo dire: vorrei sapere quale sia il metro per stabilire che un quartiere sia più carino perché qui dopo una certa ora per il quartiere trovi solo i ghostbuster in cerca di lavoro.
Sono arrivato qui ed in sequenza, dopo neanche una settimana, ne hanno freddato uno a colpi di pistola sotto ad un ponte (ma non era un quartiere tranquillo e più carino?) e per poco non ci si allaga la casa.
“Per-poco” intendo oltre la villetta confinante: aveva l’acqua fino a metà finestre del primo piano.
E quel gran burlone del coinquilino che nel pomeriggio mi manda le foto del cortile accanto completamente allagato giusto per lasciare che la serenità attraversi il mio corpo? Vogliamo parlarne?
Lucia, ci credi? sono rientrato dal lavoro e ad accogliermi davanti a casa c’era la protezione civile. Un’idrovora che pescava acqua dal cortile della villa allagata e la sparava nel tombino, pronta a riemergere nel nostro cortile perfettamente piastrellato. “Una cazzo di piscina”, come il tipo della protezione civile ha commentato quando ha visto come è effettivamente fatto.
Lucia! La cena più bella della mia vita! “Acqua alta a San Marco” come musica di sottofondo e l’acqua che piano piano si avvicinava minacciosa al portico prima dell’entrata.
“Nic, è a sette piastrelle…”
(quindici minuti dopo)
“Fra, è a sei piastrelle”
Così, dopo una corroborante dormita e tutti gli oggetti utili sopra il metro e mezzo nell’abitazione, ci siamo svegliati con di nuovo il cortile sgombero.
Ho passato una notte intera in riva al lago, nella nuova casa: cosa posso volere di più?
Lucia, ora ho fame e sono un po’ stanco, preparo la cena. Per qualunque cosa sentiti libera di chiamarmi, o di scrivermi. Che qui ce la spassiamo un mondo!
Con profondo affetto, ti aspetto sempre per quella sbronza che ci dobbiamo a vicenda,
Sempre Tuo,
Nicola.
Non fraintendete: è una delle canzoni più ostiche da fare con l’ukulele: ho deciso di fare pace con gli strumenti a corda. Nel modo più demenziale possibile.
Ah, ed ora lo sapete anche voi: sono assolutamente schiavo della musica di Mariah. Ma non spargete troppo al voce.
fra
Bentornato!
di spunti per commentare ce ne sarebbero una valanga…non so da dove iniziare!
G.IB.
Dalla renna!
Gianluca
eh.. la letterina di Santa Lucia è d’obbligo! 😉
fra
uh!!
che bella la neve!!!!!
poi mi sa che resterà fino a luglio 😀