Ventisette.
Ventisette come il giorno della paga.
Ventisette come gli anni di pontificato di Papa Giovanni Paolo II.
Ventisette anni di carcere per Nelson Mandela.
Ventisette come tutto sommato un bel voto ad un esame, anche se lascia un po’ di amaro in bocca – si era tanto vicini alla “perfezione”…

Ventisette, a dire il vero, è un’età che non mi sa d’un cazzo.
Sì, perché sorride del fatto di esser ventenne ed allo stesso tempo ha l’espressione del bascardo pronto a ricordarti di quanto sei prossimo ai trenta. Sai che tragedia…

Ma in fondo no. E’ che con il numero ventisette non ci ho trovato nulla di rilevante. Nulla degno di nota.
Sono ventisette, precedono i trecentosessantacinque giorni prima dei ventotto e così via.

Sono in un limbo nervoso – quasi epilettico.
Sono dove non so bene se ci vorrei stare, ma ormai certe scelte sono state fatte e allora; […] beh, e allora non si può proprio dir nulla. Nemmeno la domanda di riserva?
No?
No.

Sto cercando disperatamente di trovare altri riferimenti al ventisette senza trovarne, tant’è che mi viene voglia di bere un bicchiere di gin a temperatura ambiente e sorridere dell’urto digestivo all’alba estiva.

Oggi il sole starà a guardarci più degli altri giorni.
Come ogni anno, è inevitabile.
Uno di questi giorni-più-lunghi sono arrivato io: […] (attimo di meditazione) […] qualcosa deve essere andato storto.

Ma poi sì, chissenefrega, sono qui a costruire giocattoli più grossi di quelli che avevo da bimbo, posso lamentarmi col prossimo che qualcuno disposto a farsi asciugare da me lo trovo, non ho nemmeno trattato male la nonna nelle ultime settimane!

Ora fermate l’aria,
lasciate i rumori nell’altra stanza,
quelle luci troppo forti mandatele a letto.

E’ la notte più breve, specchio inverso di quella di dicembre. Oggi ci saranno più riflessi sui finestrini delle auto prese a correre. Ci saranno più occhiali da sole in giro sopra le biciclette.

Ci saranno più effetti di fata Morgana, e per più tempo.

Ci sarà anche tempo per me, oggi, di farmi quegli auguri che ogni anno preferisco farmi in silenzio, dando poco peso a quel tempo che mi spinge avanti – non sopporto chi spinge, figuriamoci qualcosa che non posso né vedere, né fermare.

Stamane metto in fila un po’ di pensieri strambi, e me ne andrò a letto dopo aver bevuto un bicchiere di qualcosa che mi accompagnerà per tutto il sonno e si ripresenterà con quel retrogusto acido nel momento in cui sarò sveglio, ma sarò a modo mio felice.

Oggi il sole è su per più tempo. Nonostante tutto, penso di aver modo d’insaporire anche quest’età insulsa – non me ne vogliano gli altri ventisettenni, è parere personale.
So solo che ventisette anni fa, a quest’ora, ho visto per la prima volta la luce. (“…E m’ha fatto schifo…” direbbe chi conosco), ma dire il vero, penso che vedere per la prima volta la giornata più lunga, abbia contribuito a darmi quell’instabilità che di me adoro.

Sospiro alla notte, innamorato di quel giorno che non voleva mai finire.

Buona giornata a tutti! Quando mi sveglio, vado a festeggiare.

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