Viene facile puntare il dito su chi di dovere: azioni, pensieri, ed ancora altre piccole cose che di noi troppo spesso non vogliono uscire, per tenercele nascoste o per desiderio e sindrome di possesso, oppure perché si crede che le persone attorno non ne possano trarre l’apprezzamento che noi ne diamo. Per paura di veder offeso un nostro piccolo tesoro.

Certe volte:

Certe volte anche le cose più belle che abbiamo attorno sembrano non bastarci.
Certe volte quello che abbiamo alle spalle sembra, invece, essere troppo e troppo poco lontano.
Certe volte si riesce a brillare di luce propria, naturalmente.
Certe volte si riesce a brillare di luce propria, artificialmente.
Certe volte proprio non si riesce a brillare, e si vorrebbe solo un angolino buio e silenzioso tutto per noi.
Certe volte alcune parole scritte riescono a suonare le nostre corde dell’anima, al punto di acquisire un suono.
Certe volte le pareti di una stanza sembrano tanto strette da darci fastidio come un paio di mutande sottotaglia.
Certe volte una piazza familiare sembra distorcersi al punto di farci tornare a casa di corsa.
Certe volte si è solo tante “Certe volte” e tutte in una volta.
Certe volte si dovrebbe ricordare che anche in mezzo al mare, come noi, nessuno sa nuotare.

E sempre, quel mistero di noi stessi, Certe volte porta a pensare a cosa detiene il controllo di cosa.

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Come in una sera ho sentito una voce capace di conciliarmi, poiché in essa ho visto equilibri capaci di far stare un castello sulla punta di uno spillo.

Per questa volta, un vaffanculo dolce a tutti.

E quel che ho scritto sopra, a Elena.

No, non mi sto rabbonendo, poi mi passa.

Bastardi malpensanti.