Vaffanculo. No, VAFFANCULO!

L’orologio del piccì fa l’una e 29 minuti – come tu scrivevi, i numeri in lettere fino al venticinque: per cosa poi, non l’ho mai capito.

Sfoglio le niùs di gùgol: “Suicida lo scrittore USA Foster Wallace”.
La ciliegina dell’anno.

Numericamente, cabalisticamente, sailcazzemente, il duemilaotto (stronzo) va chiudendosi nel più imponente e sfarzoso dei modi.

Al rovescio.

E’ che è – era, stronzo – il mio scrittore.

Devo cominciare a scrivere lettere intimidatorie a Sedaris.
Cose del tipo “non ti passi nemmeno per l’anticamera del cervello” o giù di lì.

Divertenti gli articoli delle testate italiane: è morto, s’è impiccato, l’ha trovato la moglie. Cenni biografici.
Vaffanculo anche a Voi.

Qualcosa di più su Boston.com (sto cercando informazioni, indizi, ora che sto anche scrivendo. E’ viscerale quello che ho in corpo, al punto di aver voglia di minzionare sul cadavere.

I was feeling so miserable and so angry at myself that I was afraid I was going to hurt myself, so I put myself in there so that I would stop worrying about it. I would not be talking with you about it if I hadn’t slipped to the press last year. It’s not really anyone’s business. . . . It was embarrassing for me, but it was also a time when I gave up a lot of ideas about why I became a writer and what I wanted.”

Commovente anche l’articolo sul NY Times, ma allo stato attuale si sa troppo poco.

Il mio accanimento è figlio della mia delusione. Non ho mai letto nulla che poteva anche lontanamente avvicinarsi al tuo modo di scrivere.
Sono arrivato a leggere anche Barthelme perchè dicesti che un suo racconto fu vincolo d’ispirazione al tuo modo di scrivere. Anzi, fu chi ti fece scattare il meccanismo del “devo.scrivere”. Beh, so hce ha la stessa importanza di un granello di sabbia nel Sahara, ma tu lo eri per me.

E la miserabilità dell’esistenza l’avevi già ben radiografata, anzi eri andato oltre più e più volte.

Ti ha trovato appesso tua moglie.
Tra tutte le persone – i tuoi cari – che hai deluso, c’è anche uno sconosciuto pelle-e-ossa oltreoceano che quest’anno ne aveva già avute abbastanza.

Ma forse anche tu ne avevi già avuto abbastanza, o avevi definitivamente realizzato quanto il raccolto fosse misero ed allora il discorso si rovescia: non ce n’era abbastanza seppur nella pienezza della tua realizzazione artistica.

Te ne vai anche tu. Mi mancherai. E mi faranno rabbia raccolte di articoli tuoi non più in sintonia con la realtà attuale. Passati. Passato, come te.

Il cambiamento di Obama era troppo, te che di McCain avevi tracciato una radiografia tanto precisa nel resoconto per Rolling Stone alle primarie contro il cespuglio, ma che importanza ha: sei uscito dai giochi ora.

David, game over.
Mi mancheranno i tuoi racconti, i tuoi occhi, le tue visioni.

Fai almeno buon viaggio.

Davi Foster Wallace
D.F.Wallace 1962 – 2008