Siamo solo di passaggio e mai nessuno che pulisce

Categoria: misantrocazzate

Trentanovesimo

Giovanni, un coinquilino, sta cercando un altro appartamento.

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SMS:

“Fermo restando che la decisione verrà presa venerdì e che al momento sei tra le probabili scelte, io e davide ci tenevamo x correttezza ad informarti che siamo gay.
Ovviamente per noi nn é un problema…se x te lo fosse facci sapere.”

Trentottesimo

Superate le barriere di un’estate scivolosa quanto una saponetta umida rivestita di vaselina, sono in quello che definirei uno stato di misantroparanoicapatia cronica.
Insomma: viva l’autunno!

Ed ora cerco – nel minor tempo possibile – di dare voce e sfoghi a diverse considerazioni sulla spettacolare, mirabolante, superfluorescente città in cui mi trovo: Roma.

Roma caput mundi. In effetti qui ci sono parecchi mundi e affatto gestiti. E’ la capitale di un paese che sta dolcemente dirigendosi verso le donne di facili costumi, con l’andatura di un paziente in barella mentre viene accompagnato in sala operatoria.

E qui si vede. Si sono visti gli effetti post-grilleschi con il temporaneo abbandono degli imbianchini politici per partito – forse ve ne avevo già parlato, qui è campagna elettorale/diffamatoria giusto 365 giorni l’anno, con la città tappezzata di manifesti pro e contro l’una e l’altra parte – e l’avvento di un manifesto pro-lista-civica-grillesca successivamente non bollata.
C’è stato un discreto imbarazzo generale.

Ventiquattresimo

Quando arrivò il momento di partire era un assolato venerdì pomeriggio. L’altro si accorse dell’arrivo di uno dal continuo abbaiare dei cani nel cortile e, di seguito, dalla raffica di complimenti a loro indirizzati – anziché urla di terrore.
Il tempo di raccogliere tutto quanto serviva per la permanenza a destinazione e caricare quel grosso medaglione di lamiera – alimentando la curiosità della gente presente al bar di fronte alla casa dell’altro – a bordo del furgoncino ed i due sfrecciavano già rivolti alla meta.

Una tappa intermedia nello studio di un giovane artista in quel di Bergamo, con l’aggiunta di una breve colluttazione con un portatile Mac come fuori programma, e di nuovo catapultati oltre le giunture dei monti, fino a raggiungere la vallata destinata all’arrivo.

Durante un periodo del tragitto, l’altro cedette all’accanimento di Morfeo, dato la coppia di ore di sonno cui era provvisto, causa ignobile turno lavorativo.

Sedicesimo

Incubo di una notte di mezzo inverno

Ho sognato una lucciola. No, non “quel genere” di lucciole. L’insetto, intendo. Una lucciola.

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Volteggiava silenziosa scandendo il suo volo con morbide sequenze luminose, compariva e spariva in vari punti della stanza, buia.
Ora sparisce, dopo un accenno di visibile volteggio, per ricomparire vicino a me.
Sono sdraiato sul divano, a pancia sotto; riesco a percepire la presenza del piccolo insetto con la coda dell’occhio, ma non ne sento alcun ronzio.

Passa un istante e la scena si sposta: sono in una zona che so di conoscere, ma che non riconosco; con uno di quegli scooter di grossa cilindrata percorro la strada per rientrare a casa, ma superato il primo viale ben illuminato, una rotonda centrata da una grossa fontana circolare ed il ponte che sovrasta il fiume, mi ritrovo nella totale assenza di luce.

Sesto

Chiedo venia per l’assenza, ma era tutt’altro che ingiustificata. Nell’ultima settimana mi son trovato davanti ad una sequenza di incidenti tecnologici da richiedere l’intervento di un esorcista, prima di risolvere il problema.
Ora, eccomi di nuovo qua. Non che sia successo chissà che cosa in questi giorni, ma l’ultimo fine settimana si è manifestato in una sequenza di eventi quantomeno insoliti.

Vengono a prendermi nel pomeriggio di sabato, con la proposta di un agriturismo in quel di Forlì, ma poi – per una coincidenza di disorganizzate organizzazioni – abbiam dovuto ripiegare con qualcosa di ancor più improvvisato.

Dunque il compito mio nella serata è accompagnare Lella (zia del sottoscritto – con l’obbligo di cancellare quel titolo prima del suo nome per tutta la serata) ed amica (avvenente quarantenne con un’innata capacità ad attrarre maschi di tutte le età allo stesso modo con cui del mangime attira dei pesci affamati in un acquario).

Secondo

In questo momento potrei aver perso tutte le mie parole per strada. Quello che mi preoccupa è la data: solo la nascita del secondo giorno dell’anno e sento l’oppressione di me stesso gonfiarsi a tal punto da farmi vomitare. O forse è quello che ho bevuto nei festeggiamenti. Non so.
So per certo che il mio giovane corpo regge ancora bene lo stress alcolico, ma non so quanto la mente ed i miei nervi reggerebbero senza quello.
Mi rendo conto che questi giorni si attraversano con l’occhio vigile verso le buone azioni del prossimo – e di per sé è già una gran rottura di palle – ma tant’è.
Mi chiedo quale sarà il prossimo passo, guardando sospettoso una corda che tengo per le occasioni buone.

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