Siamo solo di passaggio e mai nessuno che pulisce

Categoria: misantrologia

Diciassettesimo

Serata cultural-artistica, come ogni volta che Pà ha ‘dda fa ‘na mostra, se ne vedono di belle. D’accordo, anche di donnine, ma la parte che prediligo sono le installazioni di questa squadra che ormai comincio a conoscere e che, di volta in volta, sa sempre come stupirmi.

Premettendo che l’installazione di Pà, questa volta, è frutto del trio “Satana, Lucifero e Belzebù”, in cui la sua mente malata è stata in grado di concepire un lavoro di bell’effetto, come ogni volta.

Tredicesimo

Lode agli animali da superficie: campano meglio. Meglio, di certo, di tutti quelli intenti a crogiolarsi nei propri oscuri pensieri.
Poi, tra questi, c’è chi nella superficie ci passeggia, magari mangiandosi una mela coi libri di scuola, come cantava Vasco. Con la piccola differenza di possedere la chiarezza dell’alba e l’oscurità della notte contemporaneamente.
Qui viene la parte divertente.

Nono

Eccomi contro il primo scoglio: guardo il fondo bianco su cui dovrei scrivere qualche parola, ma tanto che mi sforzo di aggiungere qualcosa, che ci vedo solo criceti – di varie misure e dimensioni – intenti a correre su di una ruota ludica.
Sentire sullo sfondo i dialoghi aulici del “Mercante di Venezia” nella più Shackesperiana e AlPacinica trasposizione cinematografica non mi aiuta, il bianco assoluto fuori dalla finestra, generato dal cocktail neve-ghiaccio-nebbia non fa che ricordarmi il foglio bianco ed il criceto ormai ha smesso di correre sulla ruota ed ora mi fa boccacce e gestacci.

E’ un fastidio sottile quello che mi pervade nel momento in cui non riesco a scrivere. E’ l’effetto di uno spillo puntato in un posto scomodo, e proprio mentre si stanno per mollare gli ormeggi, viene in mente qualcosa da dire. Se non altro, qualcosa di accaduto da poco tempo – molto poco, e di cui vale la pena parlare.

Quinto

Napoli, Santa Maria Capo a Vetere, Caserta, Pomezia, Roma, Perugia.
No, non sono parte di un elenco selettivo dei migliori comuni del centrosud, né il percorso di un qualsivoglia pellegrinaggio. Anche se nello svilupparsi c’è andato vicino.
E’ il tour che siamo riusciti a mettere in pratica “padre&figlio” nel giro di tre giorni. Per la serie: “come portare le giornate da ventiquattro a quarantotto ore in mille comodi chilometri”.
Verso la fine cominciavo ad avere degli scompensi mnemonici, più che altro dovuti al sovraccarico di eventi/luoghi/persone/sensazioni.

Terzo

Ingordi incastrati in fagocitosi sentimentali. Avari e bramosi di emozioni. Ossessivi pionieri del sesso. Racimolatori di incertezze ed osservatori di buio.
, ce l’ho con voi.
Perché mi reputo uno di voi, con annessa parentesi di dovuta sfortuna.
Mantengo il distacco dovuto per non trovarmi implicato in vortici emotivi che fatico a governare.
Questo distacco genera in me compiacenza e una discreta dose di brillantezza. Ma non sempre basta.

Comincio a pensare di far parte della generazione degli insoddisfatti, perché soddisfatte troppe voglie, visto troppi luoghi, parlato troppe lingue, fatto – sempre e comunque – quello che andava di fare.

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